“Dottore, la sigaretta elettronica fa davvero meno male?”

Sempre più spesso i pazienti ci pongono questa domanda e la risposta è tutt’altro che scontata.

Stando ad un articolo pubblicato sull’ “American Journal of Health Behavior”, le principali organizzazioni sanitarie mondiali assumono posizioni differenti in merito. Mentre alcune ne incoraggiano l’utilizzo come alternativa al fumo di tabacco, altre la sconsigliano in maniera decisa ed altre ancora assumono posizioni intermedie, nell’attesa di nuove evidenze scientifiche.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza !

 

Cos’è una sigaretta elettronica ?

La sigaretta elettronica è un dispositivo di recente introduzione che nasce dal desiderio di consentire al fumatore di conservare la gestualità ed il gusto della sigaretta, evitandone gli effetti nocivi sulla salute. È provvista di una batteria, una resistenza ed un atomizzatore, in grado di scaldare un liquido fino a produrre vapore che, una volta inalato, restituirà una “nuvola” simile a quella della tradizionale sigaretta. Il confronto con quest’ultima è tuttavia arduo. Se da un lato parliamo infatti di un prodotto dalla storia millenaria, dall’altro abbiamo un dispositivo la cui ampia diffusione risale soltanto all’ultimo decennio. Per tale motivo, in letteratura, gli studi sulle sigarette elettroniche sono molto più limitati e le conoscenze sugli effetti nocivi, soprattutto a medio-lungo termine, sono ancora scarse.

Cosa contiene ?

Il fumo di sigaretta contiene circa 100 agenti cancerogeni noti e ulteriori 900 sostanze chimiche potenzialmente cancerogene. Senza dubbio, alcune di queste sostanze sono contenute anche nei liquidi per sigarette elettroniche, seppure a concentrazioni mediamente molto più basse. Tuttavia, le e-cig generano particelle di dimensioni inferiori e quindi più facilmente assorbibili rispetto alle sigarette tradizionali che, in compenso, ne generano una maggiore quantità.

Ad oggi, gli studi sulla composizione del vapore prodotto dalle e-cigs risultano di difficile interpretazione in quanto esistono in commercio diversi tipi di liquido e diversi meccanismi di vaporizzazione. Nonostante tali differenze, quasi tutti i liquidi contengono propilene glicole (PG)glicerolo ed eventualmente nicotina.

Il PG è utilizzato da tempo nei teatri per produrre lo scenico “effetto nebbia”. Uno studio del 2005, condotto su un gruppo di attori cronicamente esposti ai vapori contenenti PG, suggerisce che questa sostanza possa essere implicata nell’irritazione delle vie aeree nonché nello sviluppo di patologie polmonari croniche di varia entità.

Il glicerolo, invece, pur non essendo tossico, se scaldato ad elevate temperature, può produrre acroleina, sostanza notoriamente dannosa contenuta, a concentrazioni più elevate, anche nel fumo di tabacco.

Menzione speciale merita la nicotina: la molecola in grado di creare dipendenza. Questa sostanza facilita il processo di aterogenesi, favorisce lo sviluppo di dislipidemia e funge da agente simpatico-mimetico, giocando dunque un ruolo importante nello sviluppo delle complicanze cardiovascolari. Studi farmacologici condotti sulla nicotina indicano che, in assenza di combustione, il rischio è senz’altro minore, ma comunque rilevante in persone già affette da patologie cardiovascolari. Inoltre, pur non essendo un cancerogeno in senso stretto, ha sicuramente un ruolo di “promotore tumorale”. Può raggiungere dosi tossiche, oltre che per inalazione, anche per ingestione o contatto cutaneo.

A tal proposito, un report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) denuncia un aumento delle intossicazioni da nicotina contestualmente alla diffusione della sigaretta elettronica. Oltre al danno legato all’esposizione diretta alla nicotina, bisogna considerare che, nei liquidi in cui è presente, possono esserci anche impurità e prodotti di scarto derivanti dal processo di estrazione della stessa dal tabacco. Anche in questo caso le concentrazioni sono molto minori rispetto alla sigaretta tradizionale, ma non per questo irrilevanti.

Conclusioni

La sigaretta elettronica resta ad oggi uno strumento tanto nuovo quanto misterioso, sul quale abbiamo ancora tanto da scoprire. D’altronde, la maggior parte degli effetti del fumo di sigaretta sul sistema cardiovascolare sono a lungo termine, quindi, per avere un confronto diretto con le sigarette elettroniche, bisognerà aspettare anni o addirittura decenni.

Senza dubbio, alcuni studi sul medio-termine iniziano a darci delle indicazioni. Proprio negli ultimi giorni, il team del prof. Manzoli di Ferrara ha pubblicato uno studio molto interessante da cui si evince che dopo sei anni di follow-up non vi è nessuna riduzione del rischio di malattie legate al fumo (infarto del miocardio, angina, BPCO, stroke) negli utilizzatori di sigaretta elettronica rispetto ai fumatori di tabacco.

In parte i risultati si possono spiegare ricordando che le sigarette elettroniche possono contenere nicotina, uno dei principali determinanti degli effetti cardiovascolari del fumo. Inoltre, per quanto il vapore delle e-cigs contenga minori quantità di sostanze tossiche, molte di queste presentano una tossicità dose-indipendente, per cui la semplice riduzione del loro quantitativo potrebbe non essere sufficiente a ridurre il rischio cardiovascolare.

Al contempo, data la diffusa percezione che sia meno dannosa, la sigaretta elettronica può sia indurre il fumatore abituale ad aumentarne il consumo, sia sedurre una fetta di popolazione che altrimenti non avrebbe mai iniziato a fumare, portando ad un aumento del rischio, tanto individuale quanto collettivo.

Dunque, vi sembra ancora tanto scontata la risposta alla domanda iniziale?

Forse no. Quindi nonostante i numerosi interrogativi sul reale impatto dell’utilizzo della sigaretta elettronica sul rischio cardiovascolare, appare chiaro che vada evitato tanto quanto il fumo di tabacco. Pertanto, il consiglio che ci sentiamo di darvi è sempre lo stesso: “Se non hai iniziato, non farlo! Se hai iniziato, smetti!”